giovedì 29 marzo 2007

I "Teatri delle Macchine"


Nel XVI secolo la diffusione della stampa nascono nuovi generi letterari (e di comunicazione).

La "idea di teatro" si trasferisce ben presto a questo nuovo mezzo di comunicazione e il Theatrum (libro) diventa una rassegna di immagini, accompagnate da brevi commenti e didascalie, che "promuovono" verso un vasto pubblico i nuovi "saperi". Giulio Camillo scrive una "Idea di teatro" con cui teorizza sull'arte della memoria, sulle nuove tassonomie che le "nuove scienze" sollecitano agli intellettuali del Rinascimento.

A fianco del Theatrum Alchemicum, del Theatrun Anatomicum, del Theatrum Botanicum, del Theatrum Pharmaceuticum, sorge il Theatrum Machinarum. Con i Teatri di Macchine i tecnici e gli ingegneri promuovono le proprie innovazioni presso il grande pubblico, ma soprattutto cercano crediti presso i possibili committenti. La tecnica trova nuovi canali per diffondere la propria "cultura" al di fuori della ristretta cerchia degli specialisti.

Il primo a inaugurare questo "genere" è il Theatrum Instrumentorum et Machinarum di Jacques Besson (Lione, 1569); seguono quindi:




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