sabato 17 marzo 2007

Giovanni Battista D'Embser



La nuova situazione venutasi a creare nel Ducato sabaudo dopo la vittoria sui Francesi (1706) impone una organizzazione generale delle strutture dello Stato, per avviare una "ricostruzione" organica ed efficiente. In questi piani non doveva, né di fatto lo fu, essere trascurato l'Esercito e soprattutto i suoi corpi tecnici. Nella dinamica della ricostruzione, il re Vittorio Amedeo II dirama in data 23 marzo 1726 un Regio Viglietto sulle norme di "construzione de' novi Inventarij dell'Artiglieria". L'esigenza di "far denominare propriamente e categoricamente tutte le rispettive Robbe et Utigli" dell'Artiglieria è sintomo di una nuova mentalità aperta a concetti innovativi di efficienza e funzionalità, e viene incontro alle difficoltà che si riscontravano anche solamente a livello di linguaggio e terminologia tecnica. A seguito di un nuovo Viglietto emanato da Carlo Emanuele III, in data 24 marzo 1731 si rinnova la prescrizione di eseguire un nuovo inventario delle "Robbe d'Artiglieria".


Il 18 aprile dello stesso anno il Commendator D'Embser viene "caricato di far eseguire il contenuto dei controscritti tre capi" e cioè di redigere: un "novo Vocabolario [...] sovra tutte le categorie" concernenti l'Artiglieria, una Raccolta di "dissegni, piante e profili" di ogni voce del predetto Vocabolario e una Collezione di "Modelli e Mostre" in scala di ogni categoria e roba di Artiglieria. Con rapidità incredibile, in meno di due anni vengono redatti due documenti.


Il primo è il "Dizzionario Istruttivo di tutte le Robbe appartenenti all'Artiglieria", un volume di 430 pagine fitte di descrizioni di armi, utensili ed impianti, secondo le disposizioni impartite. Mentre i primi otto titoli seguono alla lettera quelli del "Vocabolario" allegato al Viglietto del 1731, gli ultimi due sono nuovi e riguardano due impianti siti a Torino in regione Valdocco: "la Polveriera, con tutti gli Edifizij ad acqua per fabbricar la polvere [...]" e la "Fabbrica della Fucina per forgiar Canne".


Il secondo documento è invece una raccolta di "Dissegni d'ogni sorta de Cannoni et Mortari con tutte le pezze, stromenti et utigli appartenenti all'Artiglieria come anco le piante, alzate et profili di tutte le machine, edifizy, et ordegni necessary per la medema, l'anno 1732". In 245 tavole, ciascuna corredata da una dettagliata legenda, sono passati in rassegna dapprima le bocche da fuoco, quindi i carriaggi; seguono gli utensili per ciascuna specialità artigianale, sempre relativa alla produzione di beni attinenti all'Artiglieria.




Con l'opera del D'Embser, presso l'Arsenale e la Scuola di Artiglieria e Fortificazioni del Regno di Sardegna, nasce l'unificazione.


Ecco alcuni passi tratti dal Dizzionario...:


"8.8 Materiali per fonder cannoni, e mortari


[210]Più specie di metalli à ritrovato l'arte nella scavazione delle miniere, eppoi inoltrandosi sempre più nelle viscere le più recondite della terra, con gran fatiche e dispendi si ha scoperto li metalli preziosi e perfetti come l'oro e l'argento, indi con simil travaglio si ritrovarono li metalli neccessari all'uso del uomo come sono li rami, ferro stagno e piombo, e nello stesso tempo si sono anco scoperti li metalli imperfetti, li spuri, li minerali e mezzi minerali, come sono l'argento vivo, il zinco, la marchisetta, l'antimonio e consimili, quali poi dall'ingegno umano si sono resi parte medicinali coll'arte chimica, e parte con comporli assieme nelle fondite per vedere quello ne sortisse. Onde da queste composizioni n'è derivato il bronzo, l'ottone, li metalli di campana, di timpani, [p.370] ed altri simili. Ora per sapere con qual sorta di metalli si fondono li cannoni e mortari, dirò dover esser questo composto e ligato con due o tre sorte di materie, cioè rame, stagno, ed ottone, qual composizione viene dinominata "bronzo".

Il rame è la parte principale, ma come questo è di sua natura molto porroso, sarebbe difficile il riuscire le artiglierie senza camere o porrosità molto dannose alle medesime, perciò è neccessario ligare il rame col stagno e d'ottone, per rendere il metallo più compresso, e secondo la bontà del soddetto rame deve darsi una parte proporzionata di stagno. Se il rame è in rosetta [210G] e ben purgato, e grasso si puol dare 8 sino a 9 per % di stagno. Al rame poi detto in lastra [210H] è suffiziente 5 per % potendosi peraltro aggiongere sempre 8 per % d'ottone dolce [210I], mentre questo rende il bronzo più fluido e men porroso potendosi nel bisogno col solo ottone fondere artiglierie. Stanteché questo è una composizione di rame e callamina, quale gli dà solo il colore, e lo rende men porroso e più fluido. Lo stagno che si adopra nelle fondite dev'esser del più fino, come quello d'Inghilterra detto "in verga" [210K]. La diversità de' nomi co' quali vengono chiamati li metalli che si trovano ne' Regi Magazeni sono qui appresso col loro nome proprio descritti.

1.8.10 Mortaretto, osii stromento perpendicolare per polveri [33M]

Riconosciuta la fallacia nelle prove delle polveri fatte co' sovradescritti mortari, si è ritrovato altro stromento per provare le medesime con maggiore sicurezza e senza esser obbligati piantar piatteforme espressamente per servirsi di detti mortari e venire con maggior faciltà e prestezza al conoscimento delle polveri. Vien questo formato con un piedestallo quadrato, sovra il quale si mette, fermato con quattro viti, un mortaretto [33M] di capacità di due in tre ottavi di polvere e non più ne' quattro angoli di detto piedestallo. S'ellevano perpendicolarmente quattro barre di ferro quadrate, ben limate e pullite, e con un altro quadrato pure di metallo, a guisa di capitello, vengono superiormente fermate. Qual quadrato dev'esser parallelo all'orizonte del detto piedestallo, e le suddette barre devono pure conservarsi sempre ben perpendicolari.
Evvi nel mezzo di detto stromento un'altra barra più picola, pure di ferro, divisa in tante parti uguali, dentate, come si desidera, quali "gradi" chiamansi; [p.36] al fondo della quale vien attaccato un altro quadrato pure di metallo, ed è neccessario che questa barra resti sempre perpendicolare come le altre, come pure il quadrato parallelo al piedestallo; qual barra viene cossì sostenuta da quattro pezze di ferro co' suoi ressorti, attaccate alla parte superiore del soddetto capitello; altresì vien tenuta in regola dallo stesso quadrato che v'è in fondo, coll'apoggio che fa colle quattro barre grosse. Caricato addonque detto mortaretto con due o tre ottavi di polvere, si lascia cadere sopra il medesimo quel quadrato di metallo ch'è in fondo alla picola barra di mezzo, e dando fuoco s'alza la medesima, e nel tempo che ha giustamente finita l'ellevazione, vien dalle soddette pezze di ferro ne' denti arrestata a quel grado, che la polvere ne ha data l'ellevazione, sicché dalla maggior o minor ellevazione se ne conoscerà la forza e bontà della polvere.



8.8.1 Metalli composti


[210A]Sotto questo nome sono compresi li cannoni e mortari resisi fuori di servizio, come pure le massellotte, canali, cizaglie, granaglie, limaglie e pani di metallo, quali metalli ànno già servito in altre fondite, e perciò sono composti colle loro proporzionate dosi di materie che devono esser assieme collegate

...


1.13 Polvere d'ogni sorta


[47]La polvere è una parte più essenziale dell'artiglieria, colla quale si fanno gioccare li cannoni, si gettano le bombe da' mortari, s'aprono con pettardi le porte e barriere, si fanno saltar in aria torri, bastioni e ponti; colle mine si caricano le bombe e granate, si costruono tutte sorte di fuochi artifiziali; e finalmente con questa si diffendono le strade coperte negl'assedi, le ridotte e le breccie; ed anco nelle battaglie dal continuato fuocco che con fuccili viene vigorosamente fatto dall'infanteria dipende per la maggior parte o la vittoria o la sconfitta. Questa vien composta di tre soli misti, cioè salnitro, solfaro e carbone. Di differente sorte e diverse maniere si fabbricano le polveri, cioè con salnitro raffinato in grana, salnitro detto in farina, e salnitro in rocca, il quale è sempre l'anima delle medesime e dalla quantità del quale viene distinta la specie e forza che deve avere, come meglio nella cattegoria della polverera [211] verrà spiegato, coll'origine di tal tremenda invenzione.



1.13.1 Polvere da cannone


Pel passato si costruevano queste polveri di quatro parti di salnitro, [p.47] una di solfo ed una di carbone, e veniva dinominata polvere di quattro asso, ed anco di 5 asso; la grana era più grossa di quella da moschetto. Presentemente vengono d'ordine regio fabbricate le polveri da cannone e da moschetto di bontà da 6 asso, di grana mediocre et uniforme con salnitro raffinato in grana, e sono dinominate ambe le sorte "polvere da guerra".



1.13.2 Polvere da moschetto


Le polveri da moschetto venivano pel passato anco fabbricate di cinque asso, con salnitro di seconda cotta reso in pane, e di grana più sottile che quella da cannone; era però questa battuta alquant'ore di più dell'altra, ed alla prova che si faceva col mortaro [27] e globbo di metallo [46E], doveva andare alla portata di 65 in 70 tese di lontananza, ove pel contrario quella da cannone, benché fosse della stessa dose, era suffiziente la portata di 45 in 50 tese, e presentemente viene di 6 asso costrutta, come s'è detto.



1.13.3 Polvere fina per mortari, pettardi e granate


[47A]La polvere fina vien chiamata non solo per aver la grana più sottile, ma perché dev'esser di salnitro diligentemente raffinato a terza cotta, della dose di 6 asso, et alle volte di più, con carboni puramente di nocciola, e battuta per lo meno ore 36, per servirsene come vien intitolata.



1.13.4 Polvere da guerra nuova, fatta ad ecconomia di 6 asso


[47B]Questa è la polvere che presentemente si fabbrica secondo gl'Ordini Regi da 6 asso et asso con salnitro raffinato in grana, qual viene dinominata polvere da guerra. Deve servire tanto pei cannoni, che per l'infanteria, et è d'una grana mediocre, né troppo sottile, né troppo grossa.[p.48]



1.13.5 Polvere da mettersi al sole, per aver sofferto


Ritrovandosi ne' magazeni alquanto umidi qualche quantità di baralli di polvere che abbia per l'umidità sofferto, questi si possono riccomodare con mettersi le polveri al sole ed asciugarle; quali polveri devono però le prime esser consonte nelle occasioni delle salve che annualmente si fanno.



1.13.6 Polvere guasta da riffarsi


Quando poi si ritrovassero ne' magazeni baralli in cui le polveri fossero bagnate, e che il salnitro sfiorisse dalle medesime, in tal caso non è suffiziente il porle al sole per rasciugarle, ma bensì inviarle alla polverera per totalmente riffarle, coll'aggionta di qualche porzione di nitro, facendosi avanti la dovuta prova colla filtrazione per separare il nitro dagl'altri due misti, e sapere con questa la quantità neccessaria di salnitro che si deve aggiongere per poi riffarle, rimettendole sotto le piste [212;213;214] a nuova operazione.



1.13.7 Polverasso proveniente dalle polveri


Dalle distribuzioni e pesi che sogliono farsi ne' magazeni restavi sempre qualche quantità di polverasso, quale poi o per le salve solite farsi con cannoni, o pel travaglio de' minatori pei botteroni devono distribuirsi per servirsene d'ammorza, acciò venghi con ecconomia impiegato a qualche servizio.



G.B. D'Embser, Dizzionario istruttivo di tutte le Robbe appartenenti
all'Artiglieria
..., 1732, Biblioteca della Scuola d'applicazione, Torino,
Sez. 14, n. 499, SL 5

G.B. D'Embser, Dissegni e piante e profili di ogni voce del predetto
vocabolario...
, 1732, Biblioteca della Scuola d'applicazione, Torino, Sez.
14, n. 499, VE 5

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